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TOCCO E TOLLERANZA:
IL MASSAGGIO COME STRUMENTO DI PACE


Scopri le attività dello Spazio PMR:
la "qualità della vita" attraverso il movimento.

di Deane Juhan
Nato nel 1945 in Colorado. Psicologo e terapista somatico molto apprezzato.
E' il raffinato e colto autore di "Job's Body - A Handbook for Bodywork", un diffusissimo (negli Stati Uniti) manuale di anatomia per terapisti somatici. Tiene regolarmente conferenze e corsi in tutto il mondo.
Questo articolo, scritto negli anni '90 conserva intatta la sua validità.

Raramente scorrere titoli e leggere articoli è stato così spiacevole come negli ultimi tempi: Iugoslavia, Cecenia, Oklahoma City... Milizie civili dotate di armi sofisticate, pilotate da ideologie sovversive... Fondamentalisti religiosi e destra fanatica che invocano e promuovono una "guerra santa" per riconquistare "la nostra nazione"... Un diffuso scetticismo nei confronti dell'adeguatezza del nostro governo, confermato da una classe politica che sembra del tutto incapace di rendersi conto dei nostri grossi problemi di economia, disoccupazione, istruzione, servizi sociali, sanità, criminalità, diritti civili, moralità. Odio, disinformazione e bigottismo vengono sempre più spacciati per "discussione dialettica".

Nessuno di noi, uomo, donna o bambino, può permettersi di essere indifferente a questi argomenti ed eventi. Voglio usare lo spazio a me concesso per riflettere su questa tempesta e soffermarmi sull'influenza che può avere l'arte del massaggio nel contrastare tali forze che osserviamo agitarsi intorno a noi, potenti, paurose, caotiche e confusamente diverse.

In troppi conflitti tra razze, gruppi etnici, ricchi e poveri, indigeni e immigrati, cristiani, ebrei, mussulmani e tanti altri, noi possiamo vedere la stessa mancanza di comprensione e rispetto che sorge quando non ci sono contatti, rapporti umani o familiarità che, da soli, sono sufficienti per dare a tutti gli individui la conoscenza dei mutui bisogni e interessi.

Il contatto fisico è l'elemento fondamentale dell'intimità. Quando non c'è il contatto, forse, manca il fondamento di sana umanità alla ricerca disperata di se stessa nel marasma di un disastroso e confuso dibattito generale sui cosiddetti "valori della famiglia". Giusto per confermare quanto si è perso l'orientamento in questa ricerca, cito una recente pagina del mio giornale locale. Ci sono, uno accanto all'altro, due articoli: il primo parla di una giovane coppia di lesbiche che ha perso la battaglia giudiziaria per tenere un bambino nato da una di loro, dopo che la nonna aveva accusato la propria figlia di essere una "madre sconveniente", il secondo a proposito di un padre che consola il figlio perché la rispettiva moglie e madre di questa famiglia "normale" è stata condannata per lo strangolamento di cinque suoi figli nell'arco di sette anni. Ora, se solo una delle lesbiche fosse stata di colore, la squallida ironia degli stereotipi e l'astrazione spersonalizzata dei "valori" sarebbe stata completa.

Un gran guazzabuglio. Ma questo fatto non ci autorizza ad alzare le mani in confusa impotenza, perché l'America è sempre stata un guazzabuglio. Se andiamo un po' indietro, gli indiani aborigeni erano divisi in tribù per via delle ovvie differenze geografiche e culturali e la prima generazione di immigrati europei era divisa in tredici colonie proprio a motivo delle differenze di origine e di religione eppure, sotto la spinta del bisogno di aggregazione, riuscirono a svilupparsi in un'unica grande nazione.
Tutta quanta l'evoluzione degli europei nel Nuovo Mondo è stata un viaggio partito dalle intolleranze ataviche e distruttive del Vecchio Continente e arrivato velocemente ad un tentativo religioso, sociale e, infine, costituzionale per trovare un nuovo tipo di cultura, che stabilisse un principio di tolleranza, tra gli individui e tra i gruppi, in modo che tutti gli individui ed i gruppi fossero liberi di sviluppare i loro interessi. Questa mutua tolleranza è sempre stata la base primaria della "Regola d'Oro" e la principale fonte di tutta la buona volontà tra uomini e donne.

Questi erano, e sono, buoni valori. L'innalzarli a livello di credo nazionale e di costituzione che decreta pari diritti a tutte le persone di ogni razza, classe ed origine è stato uno passo gigantesco che ha caratterizzato la struttura spirituale e sociale del Nuovo Mondo e, nei suoi momenti più belli, ha aperto grandi possibilità per il presente ed il futuro dell'umanità. Per queste ragioni, in relazione a quelle possibilità, i mali contemporanei, cronici, radicati e auto-perpetuanti mali della nostra cultura sono ancor più dolorosi e tragici. La degenerazione della Regola d'Oro in Regola dell'Oro e tutti gli altri problemi che abbiamo devono avere tutta la nostra attenzione perché possono, alla lunga, risultarci fatali.

Allora, le questioni oggi per me sono: la nostra professione di terapisti ha dei rimedi o, più concretamente, potrebbe fare qualcosa per la situazione attuale? Rispetto ai gravi problemi che ci circondano, il massaggio è una cosa marginale e del tutto irrilevante? Noi pensiamo a noi stessi come ad appartenenti ad una professione che cura. E che cosa abbiamo il dovere di curare innanzitutto? In pratica, quali dovrebbero essere i fondamenti della nostra attività svolta bene? Con che cosa di preciso dovremmo entrare in contatto?

Lo studio dei principi e la profonda efficacia del contatto fisiologico e psicologico - e le devastanti conseguenze della sua assenza - mi hanno fatto capire i nostri attuali problemi nazionali più che non i sondaggi, i commenti, gli studi sociali e i programmi politici. Parecchi studi clinici, ripetuti e confermati, hanno dimostrato che, quando gli animali da laboratorio sono fatti crescere senza essere mai toccati, questi danno segni di paranoia, apatia verso l'ambiente, ostilità a stimoli nuovi, disturbi da stress, scarso istinto di riproduzione ed involuzione delle normali interazioni di tutti i tipi. Quando i bambini sono toccati poco, crescono meno, hanno meno difese immunitarie, capacità di apprendimento ridotte ed un gran numero di disturbi della sfera emotiva. Quando poi una parte significativa dei contatti fisici che ricevono è di natura violenta, con scarso o nessun intervento positivo per sanare le loro turbe nello sviluppo, essi sono di frequente sopraffatti dal bisogno di perpetuare questo abuso in quelli che stanno intorno a loro. Per caso, ciò vi ricorda qualcosa? D'altra parte, nella mia esperienza di adulto, niente più del fare e ricevere massaggi mi ha insegnato qualcosa a proposito di interazione concreta tra persone, appropriata intimità, limiti salutari, tolleranza e risoluzione dei conflitti. Le mie prime esperienze di studio e pratica del massaggio hanno guarito ferite nella mia malridotta struttura personale che non sapevo nemmeno di avere, finché un contatto comprensivo non le ha medicate. Nella mia vita nient'altro è stato così diretto ed efficace per curarmi ferite, torpori, delusioni, paure, confusione, rancori e il comportamento insicuro su cui avevo già lavorato tanto a lungo e intensamente per imparare a compensarlo.

Non che i miglioramenti, per quanto benvenuti fossero, siano stati facili ed immediati. Spesso, adesso, sorrido dentro di me a clienti che non si aspettano altro che piacere e rilassamento passivo o a studenti che pensano che il lavoro sarà facile, che il loro più grande problema sarà avviare l'attività. Il toccare concreto e prolungato è un impegno immediato e pressante in un processo verso delle soluzioni, non una bacchetta magica o un lavoretto facile. Per una persona o una cultura senza contatti, questo impegno è tutto.

Quando ho iniziato la mia attività professionale ad Esalen, ventidue anni fa, ero poco preparato a ciò che mi aspettava; sapevo solo che non sapevo quanto ne sapevo o non ne sapevo! Così mi sono dato una regola mentale: chiunque sarebbe entrato nel mio studio con una ricevuta della segreteria, quello era la mia prossima occasione, qualunque fosse; ognuno di essi mi era mandato per insegnarmi qualcosa e io non potevo ancora sapere quali sarebbero state le lezioni importanti. Per cui stavo per un'ora e mezza in intimità, pelle a pelle, con molte persone con cui per nessun altro motivo avrei neppure mangiato insieme. Alcuni erano gradevoli, altri appena tollerabili, e qualcuno francamente mi dava proprio fastidio. Un buon numero di appartenenti a quest'ultima categoria, poi, naturalmente, trovava qualcosa di buono e ritornava altre volte (è interessante constatare che le persone che nessuno vuole toccare sono forse quelle che ne hanno più bisogno...). Insomma, io sono stato ligio alla mia regola e ho lottato contro le mie repulsioni personali per poter imparare le mie lezioni. Qualche volta chiudevo gli occhi, non di rado non bastava e cominciavo a sudare freddo. Mi veniva il mal di testa o la nausea. Mi è capitato anche di dover uscire dalla stanza, mentre loro si voltavano per la seconda parte della sessione, correre in bagno, sciacquarmi la faccia con l'acqua fredda, fare dieci respiri profondi e tornare dentro per finire. Ho sentito odori corporali di cui ignoravo del tutto l'esistenza. Ho avuto a che fare con clienti delle cui reazioni emotive nessuno mi aveva detto nulla, con tutte le loro lacrime, la rabbia e il vomito.
Ho avuto proposte sessuali e sono stato aggredito sia da donne che da uomini. Sono stato il confidente di problemi di cui proprio avrei fatto a meno di venire a conoscenza. E, abbastanza spesso, ho dovuto affrontare il disappunto di chi voleva qualcosa di più di quanto io ero in grado di dare.

Alla fine, ho imparato quali erano le lezioni importanti: tutte quante erano importanti! Non avevo lottato contro le mie repulsioni per imparare altro: la ragione della lotta era ciò che io avevo da imparare. Ero lì per scoprire quanto si può concretamente dare a qualcuno con cui non si andrebbe mai a mangiare insieme e che momenti di profonda gratificazione ed anche bellezza stanno sotto le prime impressioni più negative. In effetti sono state le repulsioni peggiori, quelle che mi hanno insegnato che sotto la personalità di ciascuno c'è la sua umanità e, tra bruttezza, odori e nevrosi, ci sono i bisogni reali ed urgenti di una creatura solitaria e il miracolo della vita. E, da qualche parte, giù nel profondo, c'ero io.

Proprio nel corso di queste esperienze ho incontrato il maestro con cui sarei rimasto per lungo tempo, il Dottor Milton Trager. Egli è stato il primo a farmi conoscere quale profondità e con quale potenza guaritrice il contatto poteva giungere nelle più disperate e intrattabili condizioni. Sicuramente non è stato il primo a scoprirlo, ma è stato il primo a dimostrarmelo personalmente da così da vicino. Ciò che vidi e ancora vedo in lui è una persona che non ha paura di fronte a miserie, isolamento e malattie, anzi, le va a cercare, imperturbabile di fronte a ignoranza e apatia. Capii che queste qualità tangibili erano l'antidoto efficace per la mia insicurezza e paura. E vidi che su un ampio spettro di casi questi erano forse i soli mezzi a disposizione per opporsi all'impotenza auto-indotta che sta intorno a noi e si nasconde dietro
parole come "incurabile", "cambiamento impossibile", "inevitabile" e simili.

Il tocco - specialmente quello di Milton Trager - è coinvolgimento immediato e diretto, contatto con l'essenza palpabile della realtà vivente, una combinazione concreta di carne e coscienza che crea un mezzo per lo sviluppo di miglioramenti fisici creativi ed una possibile via attraverso la paura, la confusione e la stupidità. Il miracolo di questo tocco è contenuto nella parola che Trager usa per caratterizzare il suo lavoro: "Hook-up", connessione consapevole. E' ciò che E.M. Forster intendeva, quando profferì il suo ultimo detto: "Mettiti in contatto e basta". "Dio è amore", affermava Gesù. E' la risoluzione del Karma nella Grazia e la stessa cosa detta da Buddha: "L'inevitabilità dell'umana sofferenza è solo un'illusione".

In seguito, imparando le tecniche di Milton Trager, ho capito che, per fare io sempre meglio quello che vedevo fare da lui, dovevo imparare ad essere di più come lui e, per essere come lui, dovevo cambiare. Quei cambiamenti stanno sicuramente ancora avvenendo con umiliante lentezza ma, grazie a quelli che sono già riuscito a operare, ho imparato quanto è possibile cambiare e quanti cambiamenti sono in relazione alla rivalutazione ed al rinnovamento di cose che siamo abituati a considerare inalterabili: carattere, struttura, credenze, riflessi, percezione, la stessa realtà come abbiamo imparato a conoscerla. Trager e altri leader e terapisti ispirati che ho cominciato a guardare sotto questa luce mi hanno insegnato ad avere il coraggio di fare un sogno. Il mio sogno è una visione personale e sociale basata su verità biologiche ed ecologiche concrete, semplici ed allo stesso tempo complesse, senza le quali noi siamo troppo fragili ed effimeri, verità che danno valore alla vita e la fanno crescere. E' un mondo in cui ci guardiamo in faccia, ci tocchiamo, siamo in relazione e collegati, con i problemi messi in comune tra tutti noi, con le forze e le strategie di evoluzione che attraverso i millenni siamo arrivati a condividere. E' la visione di una razza umana che riconosce l'universalità globale di ciascuno dei nostri bisogni di sviluppo strettamente individuali.

Anche se abbiamo dèi, eroi e storie differenti, tutti noi abbiamo corpi molto simili. Possiamo vederlo con occhi diversi, ma abbiamo fatto tutti esattamente la stessa cosa: siamo sopravvissuti, siamo arrivati qui. E ciascheduno di noi possiede un pezzo della verità di come ciò sia stato fatto e di come potrà continuare. Insieme siamo una specie, non una razza o una nazionalità, non un gruppo politico o etnico o una classe; come membri di questa specie, ognuno di noi porta profondamente nelle sue cellule i codici del suo successo passato e futuro. In questa impresa collettiva (nessuno di noi può proseguirla da sola) la nostra apparente diversità è annullata dalla nostra sostanziale uguaglianza. Infatti, è la ricchezza genetica di questa uguaglianza che ci permette di svilupparci in modo così diverso e, se noi dimenticheremo questo fatto, la nostra specie sarà in pericolo o, peggio, si estinguerà.

Neri, bianchi, rossi, grassi, femmine, disabili, ricchi, poveri, impiegati, operai, intellettuali, analfabeti, élite, emarginati, conservatori, liberali, vecchi, giovani, immigrati, indigeni, cristiani, ebrei, musulmani... Se noi scegliamo di usare differenze marginali per definire categorie, ciascuno di noi risulta essere membro di una sparuta minoranza. Se ci definiamo in questo modo, non ci sarà una fine dei conflitti che possiamo immaginare.

L'arte del massaggio ha molto da dare. Molto lavoro è ancora da fare, sia nella nostra attività professionale che al di fuori, per aprire le porte ad una sempre maggior diffusione. Perché, per esempio, nei miei corsi o nei congressi a cui ho partecipato ci sono così poche persone di colore? In qualche modo noi siamo arrivati a costruire questo gruppo; come possiamo renderlo più ricco e più diversificato, più capace a rivolgersi ad un sempre più vasto numero di malati? E come possiamo evitare di agire in un sistema in cui una cosa così semplice e benefica come il tocco risanatore si rivela essere alla portata solo di quelli che se lo possono permettere?
Se le nostre remore culturali hanno reso difficile lo sviluppo del massaggio, come possiamo raggiungere quelli i cui mezzi sono ancora più scarsi o le cui norme di vita sono ancora più dure o quelli i cui bisogni sono in proporzione più grandi? Come possiamo arrivare a toccare gli intoccabili e portarli tutti sulla via della scoperta delle nostre soluzioni evolutive, prima che conflitti ed isolamento distruggano loro e forse anche noi?

L'interesse personale vero e autentico deve sempre imparare a riconoscere questo più grande Sé. Io credo fermamente che il massaggio sia una strada per arrivare a contatto con esso. In concreto, molto del da farsi possiamo farlo noi.

"Sia nemici che amanti lo sanno, c'è qualcosa nel contatto di carne con carne che supera gli intricati canali del sistema di regole ordinarie. Questo li unisce, il contatto fisico ed il contatto con le profondità dell'io, non spirito o anima. La mente fluida e libera sta in ognuno per comprendere tutti gli oscuri corridoi di questa costruzione terrestre, ma lasciate che la carne tocchi la carne e state a contemplare la caduta di tutte le barriere di lingua, casta e colore."
William Faulkner, da "Absalom! Absalom!"